Un giornale di Berlino sull'aumento dell'inflazione (1921)

L'aumento dell'inflazione è stato un problema persistente nei primi anni della Repubblica di Weimar. Il 13 agosto 1921, il quotidiano di Berlino Vossische Zeiting ha attribuito questo problema ai governi che emettono obbligazioni, cambiali e altre forme di valuta, senza ritirarlo sotto forma di tassazione:

“La nostra sconfitta militare era dovuta al fatto che per ogni 1,000 uomini che avevamo in trincea, il doppio del numero di disertori ed embusque [uomini che evitavano il servizio di guerra] rimanevano a casa. Questi disertori furono attivati ​​meno da motivi militari che economici.

L'aumento dei prezzi è stato il principale responsabile della povertà delle famiglie degli arruolati... I primi a soffrire dovevano essere coloro che non partecipavano all'aumento generale delle entrate cartacee, i soldati che non partecipavano all'aumento dei salari, profitti commerciali e industrie belliche... Si resero conto che la loro situazione e quella delle loro famiglie sarebbero state senza speranza dopo la guerra. Da qui l'atteggiamento noioso, spesso triste, dei soldati in congedo al fronte durante gli ultimi anni della guerra.

Si deve ora ammettere generalmente che la causa del deprezzamento della nostra moneta e del potere d'acquisto del marco non è stata né l'equilibrio commerciale durante la guerra, né la stima della nostra situazione militare all'estero, ma nello sfruttamento della nostra moneta per il scopo di ottenere denaro per il Tesoro. Vale a dire, in un aumento fittizio del nostro reddito totale.

In quanto il paese emetteva milioni sotto forma di prelievi straordinari, prestiti di guerra, buoni del tesoro e così via, senza ritirare dalla circolazione importi corrispondenti sotto forma di tasse, creava incessantemente nuovo reddito e ricchezza di carta, mentre la ricchezza nazionale reale veniva costantemente sminuito dalla guerra”.