Thomas Jefferson sui diritti dell'America britannica (1774)

Nel 1774, Thomas Jefferson, allora un legislatore emergente nell'assemblea della Virginia, pubblicò Una visione sommaria dei diritti dell'America britannica. In questo saggio, Jefferson affermò i diritti delle colonie e incoraggiò il re a trattare i suoi sudditi in America in modo giusto ed equo:

“Per far rispettare le misure arbitrarie prima denunciate, Sua Maestà ha di tanto in tanto inviato tra noi grandi corpi di forze armate, non costituite dalle persone qui, né sollevate dall'autorità delle nostre leggi. Sua maestà possedeva un diritto come questo che avrebbe potuto inghiottire tutti i nostri altri diritti ogni volta che avrebbe ritenuto opportuno?

Sua Maestà non ha il diritto di sbarcare un solo uomo armato sulle nostre coste, e quelli che manda qui sono soggetti alle nostre leggi, fatte per la repressione e la punizione di sommosse, disordini e assemblee illegali; o sono corpi ostili, che ci invadono in violazione della legge.

Quando nel corso della fine della guerra divenne opportuno che un corpo di truppe hannoveriane venisse portato per la difesa della Gran Bretagna, il nonno di sua maestà, il nostro defunto sovrano [Giorgio I] non pretese di introdurli sotto alcuna autorità che possedeva. Un provvedimento del genere avrebbe dato solo allarme ai suoi sudditi in Gran Bretagna… Quindi si è rivolto al parlamento, che ha approvato un atto a tal fine, limitando il numero da portare e il tempo per proseguire.

Allo stesso modo Sua Maestà è trattenuto in ogni parte dell'impero. Possiede, infatti, il potere esecutivo delle leggi in ogni stato; ma sono le leggi dello stato particolare che deve amministrare ...

Queste sono le nostre lamentele che abbiamo così esposto a sua maestà, con quella libertà di linguaggio e di sentimento che diventa un popolo libero che rivendica i propri diritti come derivati ​​dalle leggi della natura, e non come dono del loro magistrato supremo ...

Apri il tuo petto, sire, al pensiero liberale ed espanso. Che il nome di Giorgio III non resti una macchia nella pagina della storia. Sei circondato da consulenti britannici, ma ricorda che sono partiti. Non avete ministri per gli affari americani, perché non ne avete nessuno preso tra noi, né soggetto alle leggi sulle quali devono darvi consigli. Ti conviene, quindi, pensare e agire per te stesso e per il tuo popolo.

I grandi principi di giusto e sbagliato sono leggibili a ogni lettore. Per perseguirli non è necessario l’aiuto di molti consiglieri; tutta l'arte del governo consiste nell'arte di essere onesti. Punta solo a compiere il tuo dovere e l'umanità ti darà credito laddove fallisci... Questo, sire, è il consiglio del tuo grande consiglio americano..."